Il primo Microstudio

Era il 2010, più o meno Settembre o Ottobre. Da poco avevo affittato la prima stanza per iniziare ad avere uno studio tutto mio. Credo che quella stanza non si possa considerare il migliore spot per la categoria degli architetti. Era piccola e devo riconoscere al progettista la capacità di essere riuscito a realizzarla senza nemmeno una parete parallela all’altra non lesinando muri fuori squadro e anse di dubbia utilità.

La scelta neanche a dirlo era dettata dalla disponibilità economica.  Subito si pose il problema di come arredare una stanza così piccola e per di più fatta pure male! Utilizzando le classiche scrivanie e librerie ci sarebbe stato spazio solo per una scrivania e una libreria. Allora l’architetto iniziò a prendere il sopravvento pensando una soluzione su misura. Così si poteva arrivare ad ottenere ben 3 postazioni di lavoro e una scrivania di rappresentanza che, all’occorrenza spostandosi diventava un’altra postazione di lavoro e lasciava spazio ad un tavolo da riunione richiudibile.

Purtroppo quei mobili su misura avevano un costo eccessivo. Così iniziai ad affinare l’arte di arrangiarsi che da lì a qualche anno sarebbe diventata una fida compagna di viaggio. Vicino Pescara c’era uno stabilimento che produceva del cartone alveolare con il quale si realizzavano pedane. Quindi era un materiale molto resistente e allora l’idea di usare piani di cartone al posto del più nobile legno iniziò a farsi largo. Dopo una prima telefonata in azienda scoprii che potevano fare anche tagli fuori squadro e così la soluzione si era materializzata a pochi chilometri da casa mia, dovevo solo andarla a prendere e pensare un modo per proteggere il cartone. L’idea fu quella di far fare degli adesivi trasparenti con delle grafiche semplici ma che rispecchiassero lo studio e cioè dovevano essere ironiche!

Lo studio era quasi pronto e arrivò una email che diceva più o meno così “Devo esporre Lello il portaombrello al MACEF di Milano e sto preparando la scheda prodotto, puoi dirmi il nome del tuo studio così lo scrivo?”, il panico! Chi aveva mai pensato di dover dare un nome allo studio? E così dopo alcuni minuti di smarrimento, la soluzione era lì sotto gli occhi ed era manco a farlo apposta ironica…Microstudio!

A quel tempo si pensava che sarebbe stato uno studio di architettura e nessuno poteva immaginare quello che sarebbe successo, ma questa è un’altra storia che racconterò in un altro post.


1 commento

Nicola Francescucci · 2 Ottobre 2016 alle 19:02

simpatica la storia.. l’arte di arrangiarsi… un fil rouge..

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